Questi quattro gioielli cinematografici sono tratti dai racconti dello scrittore per ragazzi Roald Dahl, un autore il cui fascino ha affascinato Anderson fin dall’inizio della sua carriera. Ricordiamo che anche “Fantastic Mr. Fox” del 2009 si basa sul romanzo omonimo di Dahl del 1970. L’arrivo di queste storie su Netflix offre l’opportunità a chiunque, anche a coloro che non hanno mai incontrato l’universo di Anderson, di immergersi nella sua visione unica del mondo, anche in soli 17 minuti, la durata dei tre cortometraggi.
In particolare, “Il Cigno” ci presenta la storia di Peter Watson, un ragazzino intelligente perseguitato spietatamente da due bulli senza cervello. Tuttavia, questa non è la storia di un ragazzino debole piegato dalla prepotenza altrui. No, il mondo si divide tra coloro che si arrendono e coloro che sono indomabili, e Peter Watson fa decisamente parte della seconda categoria.
In questo cortometraggio, Anderson adotta un approccio insolitamente essenziale. Riduce la durata da 37 minuti (come in “The Wonderful Story of Henry Sugar”) a soli 17 minuti. Ma la sua intenzione di semplificare va oltre la durata. La complessità delle numerose scenografie sfarzose o dei racconti a matrioska del mediometraggio precedente viene sostituita da una semplicità disarmante, mantenendo comunque il suo l’inconfondibile stile.
A narrare la storia è lo stesso Peter Watson, ormai adulto e interpretato dall’attore britannico Rupert Friend. Con sguardo diretto verso lo spettatore, Friend crea un legame immediato e intimo, recitando il racconto senza interruzioni, quasi come se stesse leggendo il libro direttamente allo spettatore. Sullo sfondo, una scenografia geometrica e pulita, con solo i dettagli essenziali per sostenere la trama, si srotola come un dipinto vivente.
Alla fine, prende la parola lo stesso Dahl, interpretato da Ralph Fiennes, un volto costante in questi quattro corti Netflix. Ancora una volta, Wes Anderson ci incanta con la sua visione pastellata e geometrica del mondo, raccontandoci una storia moraleggiante e appagante. Questi cortometraggi, più teatrali che cinematografici, più parlati che visivi, dimostrano che anche nella semplicità, l’estro e l’originalità di Anderson brillano in modo splendido.