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Quando le norme prevalgono sul buon senso

Angela Carini, pugile italiana, si è ritirata dopo pochi secondi dall’inizio del match contro l’algerina Imane Khelif.

L’atteso incontro, seguito da un’enorme attenzione mediatica, era stato accompagnato dalle polemiche sulla partecipazione di Khelif, atleta intersessuale con alti livelli di testosterone, infiammando i social e persino il mondo politico italiano. Nonostante le rassicurazioni del Comitato Olimpico sulla sua idoneità a gareggiare, molti avevano esortato Carini a boicottare l’incontro.

Carini, visibilmente turbata già al saluto iniziale, ha subito un colpo al naso che l’ha costretta a fermarsi. Dopo un breve consulto con il suo allenatore, ha deciso di ritirarsi, tra le lacrime e la rabbia. “Non è giusto!”, ha gridato, lasciando pubblico e addetti ai lavori senza parole.

In un’intervista post-match, Carini, ancora in lacrime, ha spiegato la sua decisione: “Ho sentito quel colpo. Mi ha fatto male. Molto male. Non riuscivo più a respirare”. Ha negato di aver subito pressioni politiche e ha chiesto scusa a Khelif per non averla salutata, sottolineando che la sua avversaria “non ha nessuna colpa”.

L’episodio ha riacceso il dibattito sulla partecipazione di atleti intersessuali nelle competizioni femminili, evidenziando la necessità di regole chiare e condivise.

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