mercoledì, Aprile 2, 2025

LO STILE GHIBLI

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C’è una nuova tendenza che impazza sui social, e no, questa volta non c’entrano filtri scintillanti o challenge a tempo di musica. Stavolta si tratta di sogni, poesia e nostalgia. Sempre più persone stanno pubblicando foto trasformate in stile Studio Ghibli, e se anche tu ti sei chiestə il perché di questo fenomeno… accomodati. Ti porto con me tra tetti muschiosi, finestre socchiuse e vento che muove i fili del bucato.

Il mondo Ghibli è un posto dove l’erba è sempre un po’ più verde, le stoviglie hanno un’anima, e la pioggia non è mai davvero triste. E così, in tempi frenetici e incerti, molti scelgono di dare alle proprie foto quella tonalità di meraviglia, per sentirsi parte – almeno per un momento – di qualcosa di più lento, più gentile, più incantato.

Dietro questa moda c’è un desiderio: quello di vivere, o almeno apparire, in una realtà alternativa fatta di semplicità e bellezza imperfetta. Le immagini che spuntano su Instagram, TikTok o Pinterest non sono altro che foto reali – un angolo della propria stanza, un vicolo del paese, un tramonto visto dal balcone – reinterpretate in chiave Ghibli: colori tenui, linee morbide, luce calda e soffusa, a volte un gatto con lo sguardo saggio appollaiato sul davanzale.

Ma cos’è lo Studio Ghibli?

È una casa di produzione cinematografica giapponese fondata nel 1985 da Hayao Miyazaki e Isao Takahata. I suoi film – come Il mio vicino Totoro, La città incantata, Il castello errante di Howl, solo per citarne alcuni – hanno segnato generazioni con un immaginario visivo potente e una filosofia che parla al cuore. I protagonisti non sono mai eroi perfetti, ma bambini, ragazze, creature curiose, solitarie, spesso in viaggio, spesso in ascolto.

C’è una delicatezza nello sguardo Ghibli che non si dimentica. I dettagli – una tazza che fuma, le ragnatele in una soffitta, le pantofole lasciate all’ingresso – diventano poesia quotidiana. Non c’è bisogno di effetti speciali o di colpi di scena: basta una camminata in mezzo al grano, una bicicletta che scricchiola, un pranzo semplice preparato con cura.

E forse è questo che cerchiamo, quando applichiamo il “filtro Ghibli” alle nostre giornate. Una lente che ci aiuti a vedere il bello anche nella banalità. A sentire il vento tra i capelli come se fosse magia. A tornare bambini, non per fuggire, ma per ricordare.

In fondo, questa moda non è solo un’estetica. È una forma di resistenza gentile. In un mondo che ci chiede sempre di correre, di produrre, di apparire… scegliere di somigliare a una scena di Totoro è come dire: io mi fermo. Io respiro. Io sogno.

E se anche tu, oggi, ti sei fermatə a guardare una foglia cadere, hai preparato il tè con calma, hai sorriso a un gatto sconosciuto… forse, anche tu stai vivendo in uno studio Ghibli.

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