Dodici Regioni italiane continuano a mantenere questi Prontuari, elenchi locali di farmaci prescrivibili dagli specialisti. Si tratta di un gradino in più che allunga un iter già di per sé complicato. E non stiamo parlando di una formalità. Ogni giorno in più che un farmaco innovativo rimane bloccato dietro la burocrazia è un giorno perso per chi ha bisogno di quella terapia per sopravvivere. La proposta degli oncologi è semplice e diretta: abolire questi Prontuari, come già avviene in altre Regioni, e consentire un accesso immediato ai farmaci oncologici salvavita, subito dopo la loro approvazione a livello nazionale.
Il vero paradosso di questa situazione è che viviamo in un Paese che, sebbene sia fra i migliori in Europa per la sopravvivenza al cancro, continua a mantenere disparità assurde tra i pazienti, in base alla regione in cui si trovano.
La contrattazione sul prezzo è un passaggio obbligato e complesso. Ma è difficile accettare che, dopo tutto questo, si debba affrontare la burocrazia locale che può far slittare la disponibilità di una cura per mesi.
Il problema non è solo l’accesso ai farmaci, ma anche i tempi biblici per l’approvazione degli studi clinici. Questo ritardo rende l’Italia meno competitiva rispetto ad altri Paesi.
La verità è che per molti malati di cancro il tempo è un bene che non possono permettersi di sprecare. Ogni mese in più di attesa per un farmaco può significare una vita più breve, una speranza spezzata. Eppure, nonostante i numeri parlino chiaro – dal 2007 al 2019 l’Italia ha evitato quasi 270mila morti grazie alle terapie innovative – continuiamo a inciampare sugli stessi ostacoli.
Nonostante tutti i limiti e le problematiche, abbiamo un sistema sanitario che è, a suo modo, un modello. Le cure oncologiche in Italia sono gratuite per tutti, un privilegio che non dovremmo dare per scontato. Ma se vogliamo davvero che continui a essere un modello, bisogna accelerare