La Befana ha spazzato via tutte le feste e ci riscveglia con il tradizionale rituale delle lamentele post-Lotteria Italia. Stavolta, il bersaglio è l’orario dell’annuncio del biglietto vincente: l’una di notte. Troppo tardi, dicono. “Ma come facciamo a scoprirlo, che domani dobbiamo lavorare?”, è il grido di protesta che ha invaso social e conversazioni da bar. Eppure, c’è qualcosa di surreale in questa indignazione collettiva: l’idea che il vero scandalo del nostro tempo sia una trasmissione che, in fondo, promette solo una cosa – un sogno, sotto forma di milioni di euro.
Questa società sembra incapace di guardare oltre il proprio naso. Non ci si lamenta della precarietà dilagante, delle disparità sociali, del costo della vita che schiaccia le famiglie. No, ci si concentra sul fatto che l’annuncio è stato tardivo. Come se aspettare l’alba per controllare il proprio biglietto fosse un affronto personale. È questo il nostro livello? Davvero il problema è l’orario e non il fatto che ci siamo ridotti a sperare in una vincita per ribaltare una vita che non ci soddisfa?
Il vero dramma è una società che aspetta l’estrazione per sognare, ma che poi si lamenta perché il sogno non è arrivato nei tempi giusti. Una società che si indigna per l’ora tarda, ma non per il fatto che lo spettacolo in sé è l’ennesimo contentino per una popolazione sempre più frustrata e anestetizzata. Un popolo che, invece di chiedersi perché debba sperare in un colpo di fortuna per migliorare la propria condizione, preferisce indignarsi contro un orario scomodo.
E così, mentre i problemi veri – disoccupazione, povertà, salari insufficienti – continuano a imperversare, noi ci rifugiamo nella polemica sterile, nel fastidio superficiale. È questa la miseria più grande: non quella economica, ma quella di un pensiero che non va oltre il palinsesto televisivo.
Forse, la prossima volta che ci lamenteremo dell’orario di un’estrazione, dovremmo fermarci a riflettere su una domanda semplice ma potente: davvero non abbiamo niente di meglio per cui arrabbiarci?