Vivere secondo i propri ideali: la libertà di essere fedeli a se stessi
“Vivere secondo i propri ideali” è un atto di coraggio in un mondo che spesso premia la conformità e il compromesso. Significa scegliere la propria strada, anche quando questa appare fuori dagli schemi, persino “anarchica”. Ma cosa vuol dire davvero essere anarchici? Non è caos o rifiuto totale delle regole, ma la volontà di non sottomettersi a ciò che non si ritiene giusto, seguendo principi personali e morali. È ribellione, sì, ma con rispetto per il buon senso, per una moralità autentica e per l’Amore verso il prossimo.
Essere anarchici non significa opporsi a tutto, ma saper distinguere ciò che è giusto da ciò che non lo è. È questa coerenza che mi ha portato a dire addio a Meta e alle sue piattaforme, a lasciare un partito quando non ne condividevo più la visione, a rinunciare a un lavoro e persino a delle amicizie quando non rispettavano i miei principi. Ho rifiutato ruoli prestigiosi perché non erano in linea con ciò in cui credo.
Quando lavoravo a Roma, nel quartiere Parioli, avrei potuto fare come tanti: vivere lontano dall’ufficio per risparmiare denaro o guadagnarne di più magari facendo il pendolare. Ma no, ho scelto di vivere vicino all’ufficio, accettando un bilancio “zero a zero” tra entrate e uscite. Perché? Perché “la mia salute fisica e mentale non ha prezzo”. Non sacrifico il mio benessere e il mio tempo per inseguire il denaro o seguire ciò che fa la massa.
La mia è una “Anarchia Morale” che non riguarda solo me stesso. Significa combattere contro le prepotenze e le imposizioni di chi cerca di schiacciare i più deboli. Ci sono stati momenti in cui ho lottato per difendere persone più piccole e vulnerabili di me, affrontando individui molto più grandi e forti. Spesso ne ho pagato le conseguenze, ma quelle esperienze mi hanno insegnato che la vera forza risiede nell’Amore e nella giustizia.
Questo spirito di ribellione e di difesa dei deboli mi ricorda Leonida alle Termopili, che affrontò un esercito preponderante per un ideale di libertà più grande, non solo per sé, ma per tutti. È una lotta contro l’arroganza di chi pensa di poter dominare con la forza e l’imposizione.
Il termine “anarchia” viene spesso associato al disordine, ma nella sua essenza significa semplicemente “assenza di un potere imposto”. È il rifiuto di vivere secondo regole che non hanno senso o che violano la propria coscienza. Vivere anarchicamente, per me, significa rispettare le regole che contano davvero: quelle del buon senso, della giustizia, della moralità e della Fede. È rifiutare ciò che schiaccia l’individuo e soffoca la libertà e i valori.
Anche la parola “fascismo” ha subito lo stesso destino. È stata travolta e travisata, usata come insulto generico, dimenticandone il contesto storico e il significato originale. Questa tendenza a etichettare piuttosto che comprendere è il riflesso di una società che preferisce giudicare anziché dialogare. Per questo vivere secondo i propri valori diventa un atto di ribellione: definirsi attraverso le proprie azioni, anziché farsi definire dagli altri.
Forse il mio comportamento può sembrare menefreghista agli occhi degli altri. E forse lo è, ma non nel senso negativo. È la capacità di scegliere ciò che è giusto per sé stessi, senza compromessi. Alla fine, questa è la vera libertà: non vivere secondo le aspettative degli altri, ma seguire la propria coscienza e il proprio cuore.
Non è facile mantenere questa coerenza. Significa spesso andare controcorrente, accettare critiche e sembrare “strani”. Eppure, è il modo più autentico per vivere. Applico questa filosofia in ogni ambito, soprattutto nell’Amore. Non conformarsi alla massa può significare trovarsi soli con un Amore idealizzato, difficile da trovare in qualcuno che condivida questa stessa visione. Ma è una solitudine consapevole, un atto di fedeltà in ciò che credo, dove risiede il vero Amore, sarà Lei a venire da me, sta a Lei la scelta, la mia l’ho già fatta.
L’aspetterò fino a quando la sentirò dentro.
Dicevamo, non sacrificherò mai il mio benessere per il consenso altrui o per il denaro. Combatto per ciò in cui credo e anche nei momenti di dolore e difficoltà, la mia Fede è rimasta salda. Quando ero esausto dal dolore, e davvero lo sono stato, è stato allora che mi sono sentito più vicino a Gesù. Nulla e nessuno potrà mai impedirmi di amare e testimoniare questo Amore.
Ricordo il 16 dicembre 2012, una data impossibile da dimenticare. Stavo andando a lavoro quando mi chiamò un amico, Maurizio: “Sto andando a Caserta, Tonino ha avuto un infarto.” Quel giorno cambiò tutto. La morte si fece reale come mai prima. Più tardi, nel retro del mio locale, piansi a lungo. Quel locale che Tonino aveva visto nascere, dove passava ogni giorno a controllare come andavano le cose. Tonino avrebbe condiviso le mie scelte. Mi avrebbe detto: “Fratellì, se sei felice così, lo sono anche io per te.” E lo avrebbe detto con sincerità, perché lo aveva già fatto.
Anche se queste persone non ci sono più fisicamente, continuano a vivere con me. Nei momenti di dubbio e bisogno, sento il loro consiglio e la loro presenza.
Chi ti vuole bene davvero sa starti vicino anche con un semplice pensiero e stai sicuro che quel pensiero ti arriva sia dal cielo che da quaggiù.
Ed è per questo che ora scendo e vado a fare una camminata. Ne ho bisogno. Mi serve. Mi manca. Quel luogo che mi riporta vicino al mio Amore, quello che vive dentro di me, silenzioso e profondo, e che mi dà la forza di andare avanti con Fede e coerenza. È un Amore che so esistere, che mi sfiora l’anima ogni volta che il vento mi accarezza il viso.
Camminerò con i miei pensieri e con il mio Amore accanto, perché anche se non è qui fisicamente, lo sento in ogni respiro, in ogni passo. È la promessa di un incontro che avverrà un giorno, quando finalmente potrò viverla davvero, con tutto il mio corpo e la mia anima.
Quel giorno, tutto ciò che ho custodito dentro di me si libererà, e ogni battaglia avrà avuto un senso. Fino ad allora, cammino con questa certezza nel cuore: solo non sarò mai.
Ma questa è un’altra storia.