Perché il nuovo Codice della strada rende la vita impossibile ai malati che usano cannabis terapeutica
Il nuovo Codice della strada, destinato a entrare in vigore a breve, pone una seria minaccia per i malati che utilizzano cannabis a scopo terapeutico. La riforma introduce regole più severe per la guida “sotto effetto di stupefacenti”, senza prevedere alcuna eccezione per chi assume cannabis come parte di una terapia medica. Questo approccio rischia di rendere illegale la guida per migliaia di pazienti in terapia, causando discriminazioni e probabili battaglie legali per la difesa dei loro diritti.
La cannabis terapeutica in Italia
In Italia, l’uso di cannabis per scopi terapeutici è legale dal 2007, regolamentato da normative successive che ne hanno ampliato l’accesso gratuito per patologie come sclerosi multipla, dolori cronici, glaucoma, sindrome di Tourette e altre condizioni gravi. Per molte malattie, è ormai considerata una terapia indispensabile per migliorare la qualità della vita.
Contrariamente ai pregiudizi diffusi, chi assume cannabis terapeutica non sperimenta alterazioni psicofisiche significative durante la guida. Le terapie mediche seguono dosaggi controllati che minimizzano gli effetti psicotropi, garantendo ai pazienti sicurezza al volante. Con il precedente Codice della strada, bastava presentare documentazione medica per dimostrare l’assenza di alterazioni psicofisiche, risolvendo eventuali controversie legali.
Cosa cambia con il nuovo Codice della strada
La novità introdotta dalla riforma, voluta dal ministro Matteo Salvini, elimina la necessità di dimostrare uno stato di alterazione psicofisica per sanzionare la guida sotto stupefacenti. È sufficiente risultare positivi a un test salivare, che può rilevare tracce di cannabis fino a tre giorni dopo l’assunzione. Questa misura penalizza indiscriminatamente chi utilizza cannabis terapeutica quotidianamente, rendendo impossibile distinguere tra uso terapeutico e abuso ricreativo.
Un rischio per la legalità e i diritti dei pazienti
Con l’introduzione di queste regole, i pazienti in terapia non potranno guidare legalmente, poiché risulteranno sempre positivi ai test. La conseguenza più probabile sarà un’ondata di ricorsi che potrebbe portare la questione alla Corte Costituzionale. Molti esperti ritengono che la norma violi i diritti costituzionali dei pazienti, penalizzandoli per una terapia legale e necessaria.
Disparità e confusione normativa
Oltre al divieto di guida, il nuovo Codice non affronta altre criticità legate alla cannabis terapeutica, come il rinnovo delle patenti. Attualmente, non esistono linee guida uniformi, e le commissioni mediche locali adottano decisioni arbitrarie, creando disparità enormi tra pazienti di province diverse. È necessario stabilire regole chiare che tutelino chi assume terapie cannabinoidi, equiparandole ad altri farmaci prescritti per il dolore.
Una questione di diritti
La riforma punitiva sembra ignorare completamente le necessità dei pazienti. Paragonare il consumo medico al consumo ricreativo è una semplificazione dannosa, che non tiene conto dell’importanza terapeutica della cannabis per molte persone. La lotta alla droga non può essere condotta a scapito di chi utilizza farmaci legali per sopravvivere e condurre una vita dignitosa.
Modifiche necessarie al Codice della strada
Per tutelare i pazienti e garantire la sicurezza stradale senza discriminazioni, sarebbe opportuno:
- Introdurre test che valutino l’effettiva alterazione psicofisica, anziché basarsi solo sulla positività ai cannabinoidi.
- Uniformare le regole per il rinnovo delle patenti, con linee guida nazionali.
- Riconoscere ufficialmente la distinzione tra uso terapeutico e ricreativo, con deroghe specifiche per i pazienti in terapia.
Conclusione: un dibattito necessario
La riforma del Codice della strada rischia di creare una situazione insostenibile per chi utilizza cannabis terapeutica. È fondamentale avviare un dibattito serio e informato, che coinvolga medici, pazienti e legislatori, per garantire che la lotta contro le droghe non si trasformi in una lotta contro chi cerca semplicemente di vivere meglio.