Ho lasciato i social.
Non per moda. Non per fuga.
Li ho lasciati quando la censura è diventata sistemica e il “fact-checking” uno strumento ideologico.
Li ho lasciati quando ho capito che non si poteva più parlare, ma solo ripetere.
E oggi, Meta ha cancellato proprio quei sistemi che per anni hanno silenziato voci, storie, testimonianze.
Troppo tardi. Per me era già finita.
Ma una fine può essere anche un inizio.
È per questo che nasce ALMA.
Non un’alternativa. Un’altra cosa.
Un ecosistema etico digitale, dove ogni persona è identificata con nome, cognome, identità verificata.
Un luogo dove non puoi nasconderti dietro un profilo vuoto, né colpire senza firma.
Accesso tramite SPID, CIE o sistemi ufficiali.
Ogni utente ha una pagina personale certificata, costruita a blocchi: identità, storia, parole pubbliche, relazioni verificate.
Nessun algoritmo di visibilità. Nessun pubblico. Nessun follower.
Solo tu. E chi scegli di ascoltare.
In ALMA ogni parola è tracciabile — non per controllarti, ma per restituirti responsabilità.
Perché la libertà di parola è reale solo quando chi parla è reale.
Non esiste il like. Non esiste il commento aperto.
Non esiste il confronto urlato.
Solo conversazioni private. Solo relazioni consapevoli.
ALMA non vuole conquistarti.
Vuole restituirti la possibilità di esserci senza compromessi, senza algoritmo, senza violenza.
Per questo abbiamo deciso di proporre ALMA al team di OpenAI, all’interno del programma di ricerca sulle applicazioni etiche dell’intelligenza artificiale.
Non per fare business.
Ma per proporre una via civile, umana e tecnologica alla verità.
Se un giorno tornerò in rete, sarà su ALMA.
Dove le parole hanno ancora un valore.
E le persone, un’Anima.