Social Media, Controllo e Libertà. Il mio recente confronto con Meta, culminato nella sospensione del mio account Facebook 19 Gennaio 25, non è solo una questione individuale. È una finestra su un problema globale: i social media, che dovrebbero essere strumenti di connessione e libertà, si rivelano spesso strumenti di controllo.
Sul profilo avevo semplicemente un post di un articolo critico verso i disservizi di Meta, dimostrando come anche una voce che tenta di offrire trasparenza e alternative possa essere messa a tacere. Non è solo una questione tecnica o casuale, ma un riflesso di un sistema in cui la libertà è regolata da chi detiene il potere tecnologico.
I social network, nati come luoghi di espressione democratica, sono oggi strumenti di controllo centralizzato. Ogni piattaforma, da Meta a X, segue logiche che non rispondono agli utenti ma ai loro azionisti e alle pressioni politiche.
La mia esperienza con la sospensione del profilo Facebook è solo un esempio di come queste piattaforme possano arbitrariamente decidere chi può parlare e chi no. Non si tratta solo di moderazione: è una forma di censura sottile, mascherata da politiche di sicurezza e standard della community. Questo controllo non solo limita la libertà di espressione, ma orienta anche il dibattito pubblico, influenzando scelte politiche, economiche e culturali.
Viviamo in una Matrix digitale, un sistema progettato per manipolare le nostre scelte e mantenerci sotto controllo. Ogni like, ogni condivisione, ogni interazione viene analizzata e utilizzata per influenzare comportamenti e decisioni, spesso senza che ce ne rendiamo conto.
Questo sistema non si limita a monitorare: divide, polarizza, alimenta conflitti e diffidenza. È una macchina che lavora per mantenere l’illusione della libertà, mentre ci intrappola in una rete di algoritmi che servono gli interessi delle grandi aziende tecnologiche.
Per uscire da questa condizione, è necessario ripensare il funzionamento delle piattaforme digitali. I governi devono agire per garantire trasparenza, neutralità e rispetto per i diritti fondamentali. L’Unione Europea, con il suo Digital Services Act (DSA), sta cercando di monitorare e regolamentare le grandi piattaforme, ma serve un impegno globale.
È urgente stabilire regole che limitino il potere delle big tech, restituendo agli utenti il controllo sulle loro esperienze digitali. La libertà di espressione non può essere sacrificata, ma deve essere bilanciata con la responsabilità e la protezione contro la disinformazione e i contenuti dannosi.
La mia esperienza dimostra che è possibile vivere senza dipendere completamente dai social media. La libertà non è un dono concesso dai Big Tech, ma un diritto che dobbiamo rivendicare.
Invito tutti a riflettere sull’importanza di costruire spazi digitali realmente liberi, dove il controllo non sia in mano a pochi. Continuerò a lavorare per far conoscere la sclerosi multipla e costruire una community che possa esistere anche fuori dalle logiche oppressive dei social network.
Il vero messaggio da portare avanti è semplice: non sono i social a definire chi siamo, ma ciò che amiamo e per cui lottiamo. Come sempre, DO FOR LOVE.