venerdì, Ottobre 18, 2024

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recensione: Joker: Folie à Deux

In “Joker: Folie à Deux”, Todd Phillips compie una virata audace e inaspettata, trasformando il sequel del fortunato primo capitolo in un “musical” che sfida le aspettative e aggiunge nuove sfumature al personaggio di Arthur Fleck. Questa scelta non convenzionale dà vita a una narrazione innovativa, con la musica che diventa non solo un mezzo di espressione, ma anche una via di fuga per il protagonista. Joaquin Phoenix torna nei panni di Arthur/Joker, affiancato da Lady Gaga nel ruolo di Harley Quinn.

Lontano dall’essere un semplice seguito, “Folie à Deux” esplora un Joker diverso, imprigionato fisicamente e mentalmente, costretto a confrontarsi con sé stesso e con le sue due identità scisse. La relazione tra Arthur e Harley, immersa nella musica e nel canto, è il cuore pulsante della pellicola. Harley non rappresenta una via di fuga reale per Arthur, ma piuttosto un’opportunità per lui di ritrovare una parte di sé attraverso l’immaginazione e la musica. Lady Gaga dona al personaggio di Harley una complessità che si sposa perfettamente con la follia e la fragilità di Arthur.

La scelta di inserire numeri musicali in una trama così drammatica può sembrare rischiosa, ma Phillips riesce a rendere il tutto coeso. La musica diventa il filo conduttore che lega i momenti di caos e introspezione, un elemento che esalta la natura onirica e distorta del mondo interiore di Joker. Il film abbandona i toni più politici del primo capitolo per concentrarsi sull’individuo, sul potere della mente e dell’immaginazione come ultimi spazi di libertà.

“Folie à Deux” è un film che osa, spingendo i limiti di ciò che un cinecomic può essere, con un finale che lascia il pubblico riflettere su chi sia davvero Joker e su come la musica, l’amore e la follia siano intrinsecamente legati. Una sfida a ciò che il pubblico si aspettava e è già oggetto di critiche.

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